L’inadeguato contemporaneo si propaga nell’essere programmaticamente diverso, divenendo totem blaterante l’assurdo, finto eroe dell’inutilità, nelle sculture BLA BUERK BLEAH CROAK di Grazia Azzali. Teste di papere blateranti, omnidirezionali, cercano l’inafferrabilità incontrollabile, mimando aggressività senza termine ultimo.
Ogni riferimento è puramente occasionale e volutamente riferito a chi dovrebbe fare, organizzare, razionalizzare, aiutare comportandosi, poi, in modo contrario. Chi sono questi paperi dell’assurdo? Esseri che prediligono la negazione, ipocriti perbenisti di una società ormai allo sfascio, al di fuori di ogni categoria logica, arraffoni della meta multimedialità, oppure proiezioni terribili dei nostri animi, sospesi tra allegria e depressione, nefandezza e santità. Grazia Azzali, con le sue ceramiche totem raku, spazia nei meandri profondi della ricerca, scoprendo nuove e sempre più dinamiche sfaccettature del quotidiano, delle sue varianti e delle sue variabili. Una sfida oltre il limite dei viscerali segreti dell’animo, contorti, accomodanti, impensabili, oltre qualsiasi contraddizione che vuole superare il piattume giornaliero per dare una ragione alla personale universalità.
La ritmicità di volute dissonanze crea un surrogato di memorie infrante, urli, grida, parole senza senso che escono dai diaframmi ovoidali delle bocche starnazzanti, tali da creare una realtà omnicomprensiva al nulla divenire. Come entità impenetrabili, programmate a senso unico, le sculture papere sono uniche testimoni di uno spazio assente, di un contesto anonimo che è il vivere contemporaneo, fuori dalle regole, oltre la simultaneità delle emozioni, codificato alla ripetitività, priva di riferimenti. Antitetiche e visionarie, le sculture di Grazia Azzali creano una novità antitradizionale, superando il dualismo contenuto forma, concettualità espressione, alla ricerca di un inedito canone che liberi la nuova forma dalla materia.
Gianluigi Guarneri
Sempre sorprendendoci con proposte artistiche di grande originalità e fortemente differenziate per riforme e materiali, Azzali traduce la sua intensa forza espressiva in questa recentissima serie di sculture in ceramica raku, dal titolo onomatopeico ed emblematico, “BLA BLA BLA”. Azzali plasma la materia creando enormi bocche sinuose intente a quel blaterare, a quel cicaleccio continuo che è proprio della nostra attualità, ove i significanti predominano aggressivi sovra a qualunque contenuto, svuotandolo di senso.
Enormi bocche molli, torcendosi come molluschi bivalvi, protendono e spalancano le labbra blateranti, che si protendono da teste-mascherone dagli occhi vacui, nella cui forma appaiono fantasmi di personaggi disneyani fusi tra loro, colti nel disciogliersi rapido della materia, in un dissolvenza da incubo tra la forma e l’informe. Quest’ascendenza che potremmo definire” post pop”, appare filtrata, nelle reminiscenze dell’artista – nel suo travasare l’inconscio in una modellazione di getto -, da una visione d’ implacabile causticità, come in certa produzione di Jeff Koons. La bocca spalancata, che sembra creare un risucchio nel vuoto, non è un simbolo ma una “cosa in sé” : il gorgoneion del nostro inferno contemporaneo.
Michela Giacon