Giardini e labirinti
by Lucia Mayer, Venezia 2006Related series:
[…] È tra queste voci che si distingue quella di Grazia Azzali, la cui modulazione porta ad espressioni simboliche e polisemiche, alternative ad una rappresentazione naturalistica della realtà: la ricerca simbolica oltrepassa infatti la realtà e cerca, al di sotto dell’immagine apparente, un significato più profondo che sciolga gli enigmi della vita. La sua pittura non indaga la realtà per rappresentarla, ma per dar voce al mondo interiore. Immergersi nelle cose per rivelare uno stato d’animo attraverso un percorso cifrato: da un lato cercare la verità o le verità nascoste delle cose, dall’altro – in chiave più personale – esprimere l’emozione dell’artista e di quel dato momento in cui la verità si è palesata, come una visione, come un lampo di luce, perché significare, alludere, suggerire è a volte molto più difficile che non “dire”.
La pittura evocativa di Grazia Azzali gioca sulle sfumature: il colore in primo luogo, che è la componente dell’espressione pittorica più immediata e di maggiore densità simbolica, rivelatore dei pensieri, delle idee e delle emozioni che accende nella sensibilità del vedente.
E poi il segno, spontaneo e automatico come una scrittura che emerge dalla sua più profonda interiorità per assumere un carattere magico e rivelatore, come quello delle antiche culture primitive legate al mito. L’impressione è che in lei viva una forza mnemonica, a cui associano facilmente le forme espressive delle culture magiche, dal Perù al Messico all’isola di Pasqua.
La Azzali rappresenta atmosfere visionarie con delicatezza, attraverso il segno che suggerisce, evocandole, le strutture compositive di un corpo, di un cavallo, di un angelo. Ciò che nel tempo porta a riconoscere sempre i suoi lavori è proprio il suo segno mobile e nervoso che si articola come una filigrana sottile lasciando intuire le linee guida che portano al soggetto. Partecipiamo così di una realtà attraverso il suo profilo e la sua atmosfera, guidati da note di colore che danno profondità allo spazio immaginario. È il segno stesso a trovare le sue figure: angeli, draghi, esseri astratti che affiorano dalle sue tele come apparizioni, leggeri perché fatti di luce, trasparenti e delicati sullo sfondo di arabeschi dettati dalla fantasia.
La recente produzione di Grazia Azzali riguarda il tema degli angeli. Secondo la tradizione l’angelo è colui che annuncia qualcosa, portatore di buone notizie, simbolo religioso di rinnovamento, espressione di luce e di sacralità. Nel contesto sociale contemporaneo questa pittura si fa espressione di una volontà di rinascita dell’individuo, alla ricerca di una maggiore spiritualità e di una conciliazione fra le molteplici contraddizioni e difficoltà della vita. Grazia Azzali ancora una volta ricorre alla pittura per dar voce a istanze fortemente personali, nel bisogno di liberarsi da paure, di lasciar fluire quell’energia che scorre nelle vene e che spinge per uscire allo scoperto.
L’angelo è un simbolo di Bene, può portare la luce laddove è solo tenebra, è speranza e rigenerazione insieme. È espressione di uno stato d’animo e di ricerche personali che confluiscono però nei bisogni e nelle aspettative di tutti.
Anche i colori scandiscono il ritmo della composizione, suggerendo la percezione di un moto ascensionale e di un senso di leggerezza che è tipico delle creature di spirito. […]
Altro tema interessante per i suoi risvolti simbolici è quello del giardino. Per alcune culture antiche il giardino rappresenta un luogo di delizie e di piaceri, metafora del paradiso. I giardini di Grazia Azzali contengono però elementi di inquietudine che si manifestano in colori accesi e squillanti, in un segno tortuoso e drammatico, come se al di sotto dell’immagine rappresentata si celasse qualche mistero recondito. Il giardino di Grazia non è forse quel paradiso perduto che molti vagheggiano, ma un luogo dell’inconscio che assume le sembianze di uno spazio fiabesco è lontano, sospeso nel tempo perché immaginario. Un luogo che assume talvolta l’aspetto di un labirinto, di un percorso iniziatico all’interno di sé stessa: il labirinto come ricerca quindi, della parte nascosta e profonda di sé, laddove riposa la parte più misteriosa e complessa dell’essere umano. […]
Molti artisti definiscono il proprio lavoro come una sorta di “preghiera” fatta con le mani, attraverso ciò che di più semplice si ha a disposizione, i pennelli e i colori. In una prospettiva laica la vocazione dell’Arte è quella di comunicare, apportando energia positiva e instaurando un legame invisibile fra l’artista e l’osservatore. La comunicazione non verbale diventa strumento efficace per una comprensione dei profondi e nascosti valori simbolici che stanno alla base della realtà, archetipi che fondano l’esistenza e danno un significato alla vita.
Per Grazia Azzali valgono ancora oggi le parole di Matisse, per il quale la creazione comincia dalla visione. Vedere attraverso le cose è già un operazione creativa ed esige uno sforzo. Lo sforzo cioè di liberare l’occhio da tutte le immagini quotidiane che lo inondano e lo deformano e riacquistare uno spirito libero, simile a quello che hanno i bambini. La sua pittura è in fondo come una fiaba, semplice e spontanea, animata dal desiderio di raccontare e di portare un po’ di luce in quel mondo segreto, fatto di analogie e di corrispondenze misteriose che la realtà naturale solitamente nasconde, rivelandola solo agli sguardi più puri.