Un mondo invisibile
by Ives Celli, CittadellaRelated series:
Grazia Azzali è un’artista eclettica, la sua arte presenta suggestioni simboliche, dentro figurazioni rarefatte, che entrano in collegamento con gli archetipi. In questa mostra compie un viaggio dentro il concetto del doppio, per entrare nelle forze del mistero. Secondo Freud la percezione di un “doppio” o “sosia”, promuovono una regressione dentro epoche primitive dell’evoluzione psichica, nelle quali non sono ancora state tracciate le separazioni tra i confini dell’Io. Il mondo invisibile è dentro di noi,
in una zona d’ombra, dove spesso non riusciamo a cogliere i nostri legami.
L’artista ci introduce dentro realtà evanescenti, quasi angoscianti che ci confrontano con il demone, dentro le visioni dell’eros. In questo senso le opere esposte entrano nella psiche come un guizzo immediato, per celebrare il sosia, considerando che il Super Io è sempre celebrativo nei confronti della vittima, con una serie di sequenze che diventano dominio, tra la negazione della libertà, verso l’iniziativa dell’io. Le relazioni tra il sosia e la vittima, sostiene l’artista, si intrecciano in una condizione permanente che oscilla tra momenti di gratificazione e istanti di grande alienazione, quando l’io non può fuggire da uno stato che considera adatto a se stesso, che nel tempo diventerà dominio e lacerazione.
Nel concetto del doppio, possiamo notare come i grafismi di Grazia, navigano nell’inconscio, per cogliere tutto quello che il sosia decide nell’ombra, per sedurre continuamente la vittima, la quale verrà trasformata dentro energiche solitudini, dove avvengono le vere trasformazioni della psiche. Per l’invasione attiva dell’eros, l’artista sceglie la vasca da bagno, dove vivono gli abbandoni, creando un dualismo intrecciato con il demone, il quale concentra le forze della libido, come direbbe Freud, per togliere le somiglianze logiche, dentro altre figurazioni che producono il concetto del nulla. Il sosia, in questo senso, diventa alleato con il demone, per non essere escluso sapendo che egli è sempre recidivo.
Grazia trascina queste realtà, dentro una regressione fetale, quando il demone indebolito dalla vittima diventa ostinato, ritrovando nella placenta simbolica un recupero delle forze primitive, per attivare il sosia contaminato. Il percorso mostra termina con delle foto che completano le fasi dell’istinto, il quale viene recuperato dentro le immagini simboliche di un polipo rosso, che evidenziano la forza magica dell’impulso, da conservare come bene prezioso, per rendere propria la radice del desiderio. Grazia Azzali con queste opere cerca di renderci consapevoli delle forze operanti nell’inconscio, che determinano la nostra condizione tra il doppio del sosia, che sempre ci spinge verso le forze dell’istinto, nella competizione di una rivalsa identitaria.
La mostra si espande con la presenza di armadi, i quali presentano delle peculiarità tipiche che si inseriscono nella capacità di lavorare il legno, per elaborare un prodotto naturale, il quale è stato trattato da mani esperte.
Gli armadi assomigliano per configurazione al concetto del doppio, che può richiamare
il senso dell’ombra, mentre nella suddivisione dello spazio trattiene oggetti a noi cari di varie entità. Gli armadi hanno la capacità di nascondere, proteggere, raccogliere, tutto quello che il nostro io decide di conservare, quindi nascondono segreti, sogni, paure, fantasmi, di quello che siamo e vorremmo essere. Inoltre questi armadi nel proprio stile presentano una forza feconda dell’immaginario, per le figurazioni che in essi sono disposte. La cromatica pastellata, accompagna il colore del legno, dai toni caldi e intensi. Tutto si può dire degli armadi: rappresentano la capacità di rendere solida la nostra esistenza, nel concetto del dentro e il fuori, che protegge tutto l’insieme.
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